- Dipendenza da sostanze: legali (tabacco, alcol o farmaci) e illegali (cannabis, cocaina, eroina, ecstasy).
- Dipendenza da attività e abitudini: consuetudini quotidiane che possono diventare angosciosamente irrinunciabili (lavoro, pulizia, cibo, sport, shopping, computer, gioco d’azzardo).
Ma quando smettiamo di essere motivati dal sano e sacrosanto principio del piacere e iniziamo ad essere schiave della dipendenza?
Una delle convinzioni su cui baso gran parte della mia campagna personale di sensibilizzazione e liberazione del corpo femminile da etichette e giudizi crudelmente gratuiti è questa: possiamo desiderare di essere più belle, più magre, più intelligenti (magari!), più colorate, con i capelli ricci o lisci, biondi o blu. E per tutte può esserci una strada che conduce lentamente verso il raggiungimento o l’avvicinamento al risultato ambito. Il presupposto fondamentale, il motore che muove il sole verso il nostro personale paradiso può partire soltanto dall’accettazione amorevole e non giudicante di ciò che siamo oggi. Trarre ispirazione e forza per migliorare 0 cambiare qualcosa che non ci rende pienamente felici dalla percezione del nostro valore generale come persone favolose e non dalla frustrazione di non essere esattamente come pensiamo di volere. O di dovere.
Da questa consapevolezza possiamo tirare fuori le nostre risorse e decidere con fiducia cosa vogliamo migliorare in nome di un desiderio personale che esuli completamente dall’opinione comune.
Fino a quando i nostri desideri di miglioramento avranno come motivazione iniziale e obiettivo finale un riconoscimento esterno, un tentativo di omologazione a canoni estetici imperanti e spesso irraggiungibili non troveremo mai il piacere e la soddisfazione ma la dipendenza e la sofferenza.
Non è facile, lo so. Ma credo che queste considerazioni non viaggino più su binari solitari. C’è fermento in giro…
Lascia un commento