Ti guardi allo specchio e detesti ciò che vedi. Quante volte accade?
Forse ti fermi solo qualche secondo sul viso, che resta familiare anche se poco piacevole.
Lo sguardo si sposta subito sulla pancia, sul sedere o forse sulle cosce. Dipende solo da dove negli anni si è concentrata la tua ossessione.
Ma oggi quello che ti infastidisce di più è la consuetudine della sensazione.
Davvero sei ancora a questo punto?
Dopo anni, diete, tentativi, vita, non riesci ancora a convivere con quell’immagine riflessa, non trovi pace.
Avere una pessima immagine di te stessa è l’ennesima cosa che stai facendo male: non riesci ad accettare ciò che vedi e a provare un po’ di simpatia per quel corpo che in fondo ti accompagna ovunque nonostante i tuoi ripetuti sforzi per sabotarlo.
E se il problema non fosse tuo? Se non dipendesse solo da te?
Proviamo insieme a riformulare la questione.
Vivi immersa nella cultura del peso e del thin privilege per cui solo un corpo magro, conforme, che rientra in una determinata taglia è degno di nota, meritevole di attenzione, vestiti, salute.
Invece di chiederti cosa stai facendo di sbagliato e per quale motivo oscilli tra la voglia di modificare le tue forme e il bisogno di amare ciò che vedi fallendo in entrambi i casi, cambia la domanda:
–Da quanto tempo senti di essere condizionata a volerti diversa? Quanto conta il potere del giudizio degli altri sulla spinta a detestare ciò che vedi? A chi vorresti mostrare con orgoglio i successi a cui aspiri?
–Puoi prescindere dalla cultura del ‘magro è bello’, dai messaggi pubblicitari, dai consigli dietetici e da tutte le indicazioni che ti spingono a pensare che se solo volessi, le tue cosce potrebbero essere toniche e l’ombelico in bella mostra?
Forse la difficoltà di trovare pace, di mettere da parte i conflitti con te stessa e con il tuo corpo non dipende tanto da TE quanto dalla CULTURA che pervade la tua vita come una fitta nebbia. Il problema è che ti sei abituata alla mancanza di visuale, ormai sono anni che ci sei immersa. Ormai la scambi per normalità…
-Come puoi trovare pace se le tue capacità mentali ed emotive sono impegnate a processare ogni singolo messaggio a cui sei esposta, denso di pregiudizi e critiche?
Per liberarti dal senso di vergogna e ritrovare una confidenza sincera con il corpo che ti accompagna è importante riconoscere tutti i condizionamenti che ti arrivano dall’ambiente esterno, decodificarli come qualcosa che è altro da te. Capire che il senso di oppressione che senti non è legato a chi sei, ma si rafforza ogni giorno grazie a messaggi fuorvianti orientati al peso da parte dei media, figure autorevoli, influencer di turno. E’ rafforzato in tutte le tue infrastrutture esterne e sociali (ad esempio il sistema sanitario, l’industria della moda, l’ingegneria di base dell’abitare spazi, automobili, aerei, ecc.)
–E tu? Cosa puoi fare per tornare a galla e ritrovare una consapevolezza che ti aiuti a processare queste informazioni ed etichettarle per ciò che valgono?
- Sii consapevole dei messaggi che stai consumando (su social media, stampa, amicizie tossiche, ecc.) e inizia a identificare ed eliminare o rifiutare messaggi fobici sul peso, sul corpo perfetto e su quanto sia facile amarlo.
- Smetti di seguire tutti i profili o le persone che contribuiscono a farti sentire inadeguata.
- Esponi il tuo sguardo alla meravigliosa diversità di corpi che popolano il mondo.
–Quando potrai guardare con un nuovo ed allenato spirito critico il mondo che ti circonda, cosa fare con il fuoco che ti brucia dentro?
Il senso di oppressione che senti dentro è l’interiorizzazione delle narrazioni e delle credenze della cultura della dieta. In altre parole, se ti viene ripetuto ogni giorno che il tuo corpo non è abbastanza buono così com’è, finirai per crederci. Chi sei tuo per ammettere il contrario?
L’oppressione interiorizzata è il motivo per cui l’industria della dieta è così redditizia ed è cresciuta così rapidamente negli ultimi decenni: è essenzialmente il tuo impegno a compiacere i tuoi oppressori convincendoti che devi assolutamente lavorare senza cedimenti per raggiungere la magrezza o quantomeno seguire un’alimentazione sana e corretta.
Combattere l’oppressione interiorizzata richiede abilità simili a combattere l’oppressione esterna, cioè la costante identificazione e rifiuto di messaggi grassofibici, anche quando spuntano dalla tua mente.
Se non ci fossero così tante persone ad essere insoddisfatte del proprio corpo, a chi potrebbero essere venduti i rimedi per uscire dalla condizione in cui si trovano? Quando ti rendi conto che l’impostazione predefinita del tuo ambiente esterno è progettata per creare il bisogno di cambiare la tua immagine, diventa chiaro che per guardarti allo specchio senza accusarti di qualcosa occorre una pratica quotidiana, pazienza e intenzione.
Ora a te la scelta: preferisci continuare a guardarti con rabbia o rivolgere quella stessa rabbia verso una cultura che ti ossessiona? Quante energie potresti liberare? Cosa potresti fare con il tempo che spendi per accusare te stessa?
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